Calendario eventi
a Venerdì 27 Giugno 2025 - 17:00
Torino, 26-27 giugno 2025
Sconvolgimenti politici e sociali di prima grandezza per l’Europa e per la Penisola italiana, la Rivoluzione francese e l’esperienza napoleonica cambiarono in profondità e irreversibilmente il ruolo dello Stato nel campo scientifico-culturale, elevandolo a decisivo finanziatore dei savants e a garante ultimo – ma non unico – del loro prestigio. Corollario di questo mutamento fu la trasformazione, decisa ancorché non lineare, della funzione sociale dell’attore culturale, chiamato a confrontarsi – piegandoli quanto più possibile a suo vantaggio – con nuovi rapporti di forza, inedite sollecitazioni e rinnovate gerarchie dei saperi. Al cuore di questo processo, più che una rigida specializzazione disciplinare improntata alla netta separazione fra gli ambiti letterario e scientifico, è ravvisabile la questione dell’utilità, ormai profondamente rimodulata rispetto alle sue implicazioni settecentesche. Quanti erano (o dicevano di essere) portatori di sapere, dovevano fare i conti con la sua applicabilità, ossia con la sua capacità di rispondere – in modo più o meno diretto e pratico – a concreti problemi nati dal progressivo estendersi degli ambiti d’intervento dello Stato e dalle inedite sfide poste dalla gestione della cosa pubblica nell’epoca post-rivoluzionaria. Queste esigenze comportarono un’evoluzione delle strutture, delle reti sociali e delle pratiche del lavoro intellettuale, oltre che dell’identità e della legittimità degli attori culturali stessi.
Per riflettere su queste tematiche verranno organizzate le giornate di studi dal titolo Al servizio della Nazione. Spazi, pratiche e strutture del lavoro degli esperti (1789-1870 ca.): un’iniziativa sviluppata nell'ambito del progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) “Governing consensus. The political role of knowledge in Italy (1789-1870)”, finanziato nel 2022 dall'Unione Europea - Next Generation EU, con la collaborazione del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano.
In particolare, durante questo incontro scientifico si intendono sviluppare tre assi di ricerca strettamente interconnessi e dipendenti:
a. L’analisi delle trasformazioni del regime di produzione del sapere, cioè dell’insieme delle pratiche attraverso cui l’attore culturale lo sviluppava e lo trasmetteva alla società nel contesto post-rivoluzionario, segnato dall’affermazione di articolate politiche culturali e patrimoniali controllate dalla potenza pubblica. L’obiettivo è quello di problematizzare e superare l’idea del potere creativo dell’individuo e del genio, per interrogarsi al contrario sul rapporto dialettico che legava il savant: i) alla società in ottica di mediazione, appropriazione e trasformazione dei bisogni di quest’ultima; ii) allo Stato ed all’amministrazione pubblica in ragione della loro tendenza a concepire l’esperto come una figura al proprio servizio, in un’ottica di crescente funzionarizzazione e professionalizzazione: un processo reso tangibile dalla progressiva definizione nei vari ambiti disciplinari di un bagaglio di conoscenze utili, codificate e trasmesse attraverso canali “ufficiali”, che tuttavia non per questo erano universalmente riconosciute, condivise e padroneggiate da quanti praticavano forme di lavoro intellettuale al servizio di istituzioni locali o centrali.
b. L’indagine sull’influenza esercitata dallo Stato amministrativo post-napoleonico e, in misura minore, da inedite dinamiche di mercato sull’emergere di opportunità di guadagno, innovativi spazi e metodi di lavoro, e nuove reti di relazioni politiche, sociali, economiche e culturali dei savants. In particolare, a questo proposito, si desidera prestare un’attenzione specifica nei confronti delle pratiche di costruzione, di articolazione e di mobilitazione del capitale sociale, simbolico e di conoscenze da parte degli esperti, così da evidenziare come queste fossero eventualmente riconosciute e legittimate dallo Stato attraverso i processi di reclutamento.
c. L’esame dell’evolversi della definizione e autodefinizione del lavoro intellettuale nella società rivoluzionaria e post-rivoluzionaria da parte di individui che, pur all’interno di un processo di crescente formalizzazione e trasformazione dei saperi in attive competenze dal chiaro profilo metodologico, adottavano strategie molteplici e variabili al fine di farsi riconoscere come esperti e farsi spazio nel mercato pubblicistico e in quello delle funzioni pubbliche e delle professioni sempre più vasto e concorrenziale.
Sulla base delle suggestioni provenienti dalle ricerche di antropologia dei saperi e dal practical and material turn che ha interessato in anni recenti la history of knowledge e la storia della scienza, l’obiettivo è riflettere sulla “ecologia” dei diversi saperi mobilitati nei dibattiti e nello spazio pubblico dall’età delle Rivoluzioni alla fine del periodo risorgimentale. Ciò permetterà, grazie al confronto fra puntuali casi di studio, di verificare specificità, affinità e differenze dell’evolversi del lavoro pratico di quanti si volevano esperti nei molteplici campi del sapere interessati dal duplice processo di professionalizzazione e interazione con lo Stato appena tratteggiato. Inoltre, servirà a mettere in rilievo con quali mezzi, con quali strategie discorsive, con quale efficacia o limiti la funzione sociale di queste figure e la bontà degli esiti del loro lavoro (intellettuale o applicato) venivano codificate.
I partecipanti sono perciò invitati a riflettere su una serie di questioni cruciali, di seguito brevemente elencate: quali erano i vettori di diffusione del sapere a monte che rendevano possibile la genesi del lavoro dei savants? Quali erano le pratiche e gli spazi del lavoro quotidiano? Quali erano gli spazi e le reti sociali degli esperti (o delle esperte, al femminile)? Quali erano le modalità e forme di codificazione e di trasmissione del sapere? Quali erano gli spazi istituzionali di educazione, apprendimento ed elaborazione del sapere e delle discipline (scuole di formazione, collegi, università ecc.) e i metodi d’insegnamento delle discipline “utili” dentro e fuori la scuola e le università? Quale fu l’influenza delle politiche culturali dei governi? Come si definì la questione dell’expertise come frutto di una dinamica basata su momenti di rivendicazione-attribuzione/riconoscimento? Come si definì l’identità professionale, anche in termini simbolici ed economici? In che misura un approccio storico era comune nello sviluppo delle varie discipline tecnico-scientifiche, e quanto esso era utile per valorizzare un sapere “autoctono”, per risolvere o occultare quesiti e problemi ancora insoluti, per prendere posizione in occasione di controversie fra pari?
Un’attenzione particolare, seppur non esclusiva, dovrà essere rivolta ai seguenti campi di ricerca, per mezzo di casi di studio relativi alla penisola italiana o ad altre aree europee:
- Diritto, economia politica;
- Geografia, cartografia e statistica;
- Ingegneria e architettura civile e militare;
- Agronomia, zootecnia, gestione delle risorse naturali;
- Medicina, prevenzione della mortalità infantile, chimica;
- Storiografia, elaborazione di canoni autoritativi e ricostruzione della “storia” delle diverse discipline scientifiche;
- Polizia e istituzioni di controllo.
Le giornate di studio sono aperte a proposte di contributi, che potranno essere redatti e presentati in italiano, inglese e francese. Questi, dalla lunghezza massima di 500 parole e accompagnate da una breve nota biografica dell’autore/autrice, dovranno pervenire ai seguenti indirizzi, entro il 31 gennaio 2025: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Comitato organizzativo: Cecilia Carnino (Università di Torino), Francesco Dendena (Università di Milano), Amanda Maffei (Institut Catholique de Paris), Marco Emanuele Omes (Università di Torino)
Comitato scientifico: Cecilia Carnino (Università di Torino), Giulia Delogu (Università Ca’ Foscari Venezia), Francesco Dendena (Università di Milano), Stefano Levati (Università di Milano), Marco Emanuele Omes (Università di Torino), Paola Pressenda (Università di Torino), Maria Luisa Sturani (Università di Torino)
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