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Deadline_Narrazioni, memorie e luoghi della deistituzionalizzazione Per un atlante culturale del superamento dei manicomi italiani
Martedì 30 Luglio 2024
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a cura di Giovanni Vito Distefano (Università di Cagliari); Davide Tabor (Università di Torino); Marica Setaro
(Università di Pisa)

 

La storia dell’internamento psichiatrico e della deistituzionalizzazione è anche una storia di relazioni tra memorie, narrazioni, oggetti, luoghi geografici e spazi architettonici. Lo sviluppo del sistema manicomiale ha punteggiato il territorio nazionale di strutture che per le loro dimensioni e la loro intrinseca complessità funzionale si configurano, più che come semplici edifici, come “città-altre” inserite entro gli spazi circostanti secondo rapporti peculiari e spesso ambivalenti. Il loro superamento ha generato però un nuovo “oggetto”: la città della deistituzionalizzazione. Questa città è fatta di luoghi interni ed esterni alle aree manicomiali (ancora chiuse oppure aperte, rifunzionalizzate o abbandonate), ma è soprattutto ramificata in una nuova geografia umana di esperienze sociali, di vissuti individuali e di progetti collettivi, che si succedono, si alternano e si sovrappongono nell’arco di oltre mezzo secolo. I luoghi dell’internamento psichiatrico persistono così in una congerie di esiti variamente distribuiti nel territorio, sì che opportunamente sono stati definiti “eterotopie perduranti”, ma vengono affiancati dai nuovi spazi della liberazione dal manicomio e da quelli della re-istituzionalizzazione. Possiamo oggi ricostruire la trama vitale dell’organismo urbano così modificato attraverso il censimento degli oggetti culturali che ha generato: narrazioni, memorie, tracce, sviluppi della deistituzionalizzazione.

Non solo luoghi sulla carta storico-geografica, gli ospedali psichiatrici popolano infatti anche i domini della memoria collettiva e dell’immaginario culturale: scenari di esperienze dirette o indirette, reali o immaginarie, ipotiposi di speculazioni filosofiche, ingegneristiche, socio-politiche, essi sono l’oggetto di svariate forme di rappresentazione, rielaborazione, rimozione, stratificazione connotativa e simbolica. Documentazioni filmiche e fotografiche, testimonianze orali, archivi e studi progettuali, fiction nelle più diverse realizzazioni mediali, dai romanzi ai film ai videogiochi: il repertorio degli oggetti culturali attinenti agli ospedali psichiatrici, attestazioni del modo in cui essi sono percepiti, pensati, valutati, è in effetti amplissimo. Attraversare questo patrimonio di testimonianze e rappresentazioni ha una importanza cruciale per ricostruire la fisionomia storico-culturale dei luoghi manicomiali.

Il volume Narrazioni, memorie e luoghi della deistituzionalizzazione. Per un atlante culturale del superamento dei manicomi italiani intende raccogliere i contributi di studiose e studiosi che da prospettive disciplinari differenti illuminino uno o più punti di questo atlante culturale. A titolo non esaustivo, le proposte possono riguardare i seguenti argomenti: la rappresentazione letteraria, filmica, visiva, dell’ospedale psichiatrico, con luoghi ispirati alla realtà storica e immaginari; memorie e testimonianze orali o scritte dell’internamento psichiatrico e della de- istituzionalizzazione; il mutamento delle pratiche terapeutiche e la storia della cultura materiale della deistituzionalizzazione; studi, dibattiti, progetti per la rifunzionalizzazione di spazi e strutture ex manicomiali; archivi istituzionali, privati e personali o singoli nuclei documentali; raccolte fotografiche; opere d’arte; giochi e videogame; esposizioni temporanee e permanenti; inchieste giornalistiche; opere d’arte o collezioni d’arte.

La pubblicazione rientra tra le azioni del PRIN “Narrazione e cura. La deistituzionalizzazione del sistema manicomiale in Italia: storia, immaginario, progettualità (dal 1961 a oggi)” (https://sites.unica.it/ narrazioneecura/). Alle studiose e agli studiosi che intendono contribuire al volume è richiesta, oltre al saggio, la stesura di una breve scheda di sintesi relativa a opere, autori, fatti notevoli oggetto della propria ricerca, redatta sulla base del format allegato alla CfP. Le schede sono finalizzate alla realizzazione di un censimento degli oggetti culturali legati alla storia della deistituzionalizzazione in Italia e saranno pubblicate nel sito Internet del progetto PRIN.

La lunghezza massima dei contributi è di 30mila battute.

Studiose e studiosi interessati a partecipare sono invitate/i a contattare i curatori con largo anticipo rispetto alla deadline e a inviare ai curatori titolo e abstract (max 1000 caratteri spazi inclusi) entro il 30/7/2024.

I testi definitivi devono essere inviati via mail entro il 15/11/2024 ai curatori del volume (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). I contributi proposti per la pubblicazione saranno sottoposti a peer review.

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edited by Giovanni Vito Distefano (Università di Cagliari); Davide Tabor (Università di Torino); Marica Setaro (Università di Pisa)

The history of psychiatric internment and deinstitutionalization is a story of relationships among memories, narratives, objects, geographical and architectural spaces. With the development of the asylum system the national territory was scattered with structures that, due to their size and intrinsic functional complexity, appear not just as simple buildings, but as “other” cities, connected with surrounding spaces by means of peculiar and often ambivalent relationships. Starting from these premises, the closure of mental asylums generated a new spatial “object”: the city of deinstitutionalization, composed by places inside and outside ex-asylum areas (still closed or open, repurposed or abandoned). This new city develops into a human geography of social experiences, personal histories and collective projects which, in the last sixty years have been alternating and overlapping each other. The places of psychiatric internment thus persist, as “enduring heterotopias”, in many different outcomes, now joined by the new spaces of deinstituzionalization and re-institutionalization. The vital texture of the urban organism thus modified can be rebuilt through a census of the cultural objects it generated: narratives, memories, traces, developments, plans of the deinstitutionalization.

Psychiatric hospitals are not only places on the historical-geographical map, but they also occupy collective memories and cultural imagination: as scenarios of direct or indirect, real or imaginary experiences, as hypostases of philosophical, engineering and socio-political speculations, they are the subject of various forms of representation, re-elaboration, repression, connotative and symbolic stratification. Film and photographic documentation, oral testimonies, archives and design studies, fiction in any kind of media, from novels to films to videogames: the repertoire of cultural objects related to psychiatric hospitals and attesting how they are perceived, thought, evaluated, is quite impressive. Investigating this heritage of testimonies and representations is crucial in order to sketch the historical and cultural outline of asylum and ex-asylum places.

The volume Narratives, Memories, and Places of Deinstitutionalization. Towards a Cultural Atlas of the Overcoming of Italian Asylums aims to collect contributions from scholars who illuminate one or more points of this cultural atlas from different disciplinary perspectives. Proposals can include but are not limited to:: literary, filmic and visual representations of the psychiatric hospital, including places inspired by historical reality and imaginary; memories and oral or written testimonies of psychiatric internment and deinstitutionalization; changes in therapeutic practices and the history of the material culture of deinstitutionalization; studies, debates, projects for the repurposing of spaces and of structures formerly used as asylums; institutional, private, and personal archives; photographic collections; artworks; games and videogames; temporary and permanent exhibitions; journalistic investigations; works of art and art collections.

The CfP is part of the 2022 PRIN “Narration and Care. The deinstitutionalization of the asylum system in Italy: history, imaginary, projectuality (from 1961 to today)” (https://sites.unica.it/narrazioneecura/). Scholars who intend to contribute to the volume are asked, in addition to the essay, to prepare a brief summary sheet about one (or some) of the works, authors, events investigated in their research. Summary sheets must follow the same format of the examples attached to the CfP. They are aimed at making a census of cultural objects about the history of deinstitutionalization in Italy and they will be published on the PRIN project website.

The maximum length of contributions is 30,000 characters.

Scholars interested in participating are invited to contact the editors well in advance of the deadline and to submit title and abstract (max 1,000 characters) of their proposal by 30th July 2024.

Full proposals must be sent via email by 15th November 2024 to the editors of the volume (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Proposals deemed suitable for publication will be peer-reviewed by anonymous referees.

 

Tipologia: Fototesto letterario

Titolo: Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin

Autor*: Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia (curatori), Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin (fotografie)

Anno di edizione: 1969

Editore: Einaudi

Luogo di pubblicazione: Torino

Luoghi a cui è riferibile: manicomio di Gorizia

Parole chiave/TAG: Fotografia; Libro; Gorizia; Anni Sessanta

Breve descrizione (max 2000 caratteri):

Tra sperimentazione formale e propaganda in favore della deistituzionalizzazione dei manicomi, Morire di classe documenta la condizione di degrado e disumanizzazione, per molti versi ancora pubblicamente ignota, patita dagli internati psichiatrici. Il movente ideologico giustifica una costruzione immaginifica infedele rispetto alla specificità storica del manicomio goriziano – le cui pratiche terapeutiche erano già state ampiamente riformate a otto anni dalla nomina a direttore di Franco Basaglia – efficace però nel rappresentare vividamente gli effetti delle misure costrittive e afflittive adottate nel sistema psichiatrico nazionale. Prive di didascalie e testi esplicativi di accompagnamento, se si esclude la prefazione non firmata scritta da Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia, la forza icastica delle immagini è massimizzata tramite il ricorso a un montaggio grafico espressionistico, in cui fotografia e testi letterari – con citazioni, tra gli altri, da Goffman Brecht, Foucault, Levi, Pirandello, Rilke, Swift, Weiss, Fanon – si corrispondono in un dispositivo multimediale regolato da una regia risolutamente avanguardistica. L’esito di un’operazione editoriale così coraggiosa fu un successo editoriale tale da rendere presto introvabile la prima edizione, stampata in ottomila esemplari. In occasione del centenario della nascita di Franco Basaglia, una nuova edizione integrale è stata recentemente pubblicata presso il Saggiatore (2024).

Risorse web collegate: https://www.ilsaggiatore.com/libro/morire-di-classe

Risorse bibliografiche:

Morire di classe: la condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, a cura di Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia, Torino, Einaudi, 1969 (Milano, il Saggiatore 2024).

John Foot, Morire di classe. Immagini dall’interno dell’Istituzione totale, in Id., La “Repubblica dei matti”. Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978, Milano, Feltrinelli, 2017, p. 170 sgg.

Marina Guglielmi, Raccontare il manicomio. La macchina narrativa di Basaglia fra parole e immagini, Franco Cesati Editore, Firenze, 2018.
File collegato: copertina

[Giovanni Vito Distefano Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.]

 

 

Tipologia: Film documentario


Titolo: Fortezze vuote


Autor*: Gianni Serra

Anno di edizione: 1975

Produttore: Unitelefilm, Regione Umbria, Provincia di Perugia

Luogo di pubblicazione:

Luoghi a cui è riferibile: Umbria, provincia di Perugia

Parole chiave/TAG: Documentario, Centri di igiene mentale, psichiatria territoriale, cinema militante, manicomio

Breve descrizione (max 2000 caratteri):

Il film documentario di Gianni Serra racconta l’esperienza umbra e perugina del superamento delle istituzioni manicomiali dalla seconda metà degli anni Sessanta alla prima metà degli anni Settanta. Realizzato in collaborazione con la Regione Umbria e con la Provincia di Perugia, il film si apre con il testo del regolamento provinciale istitutivo dei centri di igiene mentale, lo strumento cardine individuato nel contesto regionale per avviare il processo di deistituzionalizzazione. Nel film si sovrappongono diverse narrazioni: il punto di vista dell’autore, che compare nelle prime sequenze ed è presente in video o in audio per l’intera durata dell’opera; le voci delle operatrici e degli operatori dei servizi psichiatrici territoriali – raccolte nel corso di riunioni o in interviste individuali e collettive –, che spiegano il lavoro e motivano politicamente la scelta del superamento dell’ospedale psichiatrico; le storie delle pazienti e dei pazienti che lasciano il manicomio per andare a vivere nei nuovi gruppi appartamento; le storie delle e degli utenti degli ambulatori; il dibattito pubblico tra amministratori, medici, personale di cura, cittadini registrato in una assemblea organizzata per discutere dell’organizzazione dei CIM e della loro funzione. Uno spazio particolare è dedicato alla testimonianza dello psichiatra dell’ospedale psichiatrico di Perugia Carlo Manuali, tra le personalità che hanno partecipato all’esperienza di rinnovamento psichiatrico nella regione. Il documentario si conclude con la discussione del caso di Marco, con l’intento di mostrare il funzionamento dei servizi e i benefici per la collettività: Marco è un ragazzo che vive un momento di fragilità e la sua storia è raccontata dalle sue parole, da quelle dei genitori, dell’equipe psichiatrica e di alcuni abitanti del quartiere.

Risorse web collegate:
http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/film/detail/IL8600001517/22/fortezze-vuote.html?
startPage=0&idFondo=
https://www.cinematografo.it/film/fortezze-vuote-umbria-una-risposta-politica-alla-follia-ldci075w
https://www.youtube.com/watch?v=5ceZlU6dVPM
https://www.antropologiamedica.it/dal-manicomio-al-territorio/
Risorse bibliografiche:
Francesco Scotti, Nascita ed evoluzione di una psichiatria di comunità in Umbria, Perugia, Morlacchi editore, vol. 1 2021, vol 2 2022
File collegato: _

[Davide Tabor Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.]

 

Tipologia: Periodico illustrato


Titolo: Il Picchio. Organo dei degenti dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale

Autor*: degenti dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale [O.P.] di Gorizia

Anni di edizione: 1962-1966

Stampa: Tipografia interna dell’O.P.

Periodicità: mensile

Luogo di pubblicazione: Gorizia

Luoghi a cui è riferibile: Ospedale Psichiatrico Provinciale di Gorizia

Parole chiave/TAG: Giornalino mensile; Anni Sessanta; Attività dei degenti; Comunità Terapeutica; Assemblea generale.

Breve descrizione (max 2000 caratteri):

A nove mesi di distanza dall’ingresso di Franco Basaglia nel manicomio di Gorizia, nell’agosto 1962 viene stam- pato il primo numero del Picchio su iniziativa di un gruppo di degenti uomini, sostenuta dalla neo direzione. «L’o- spedale si sta trasformando e tutti noi dobbiamo cercare di rendere operante questa trasformazione», così ripor- tava il primo editoriale. Non si commentava la scelta del nome, sebbene rimandasse a un gesto animale connota- to: battere con insistenza su una corteccia dura, apparentemente inscalfibile. Sotto il coordinamento attivo del paziente Furio, i 42 mensili (dal 1962 al 1966) sono una delle poche fonti attra- verso cui è possibile ricostruire la cronaca minuta dei progressivi e radicali mutamenti dell’assetto e del funzio- namento quotidiano dell’istituzione manicomiale, descritti e commentati dallo spettro di osservazione e parteci- pazione dei pazienti. L’abbattimento dei cancelli divisori e delle gabbie di contenzione ai letti, le gite, il cineforum, i consigli di lettura, le interviste agli infermieri, la nascita della scuola popolare, del coro, la denuncia delle condizioni fatiscenti di molti reparti, i laboratori artigianali, l’incontro con i volontari e le assistenti sociali, la richiesta e la speranza della dimissione diventano la trama di un vissuto che può farsi spazio di esercizio di un diritto di espressione, di con- divisione e di contestazione. Dal 1964 due sezioni del Picchio esemplificano le priorità dell’esperimento basagliano a Gorizia: gli approfondi- menti sulla comunità terapeutica e i resoconti dell’assemblea generale e delle riunioni di reparto, tenute con ca- denza giornaliera. La verbalizzazione era affidata, a turno, a un/a paziente che le presiedeva su indicazione del- l’assemblea. Per la sola eccezione del resoconto di un’assemblea riportato ne L’istituzione negata (Einaudi, 1968), Il Picchio è un documento esclusivo per conoscere i temi, i dibattiti e le decisioni delle assemblee e delle riunioni dal 1964 al 1966, anno in cui l’iniziativa editoriale si interrompe.

Reperibilità e stato di conservazione:

L’Archivio Collettivo Nazionale dei Periodici registra la presenza di alcuni numeri della serie in diverse biblioteche italiane.

Presso l’Archivio storico dell’ex O.P. di Gorizia è reperibile la riproduzione digitale di 41 fascicoli. Il numero 2
risulta, al momento, irreperibile.

Bibliografia:
Antonio Slavich, All'ombra dei ciliegi giapponesi. Gorizia 1961, alphabeta verlag, Merano 2018.
Anna Maria Bruzzone, Ci chiamavano matti. Voci dal manicomio (1968-1977), il Saggiatore, Milano 2021.
John Foot, La “Repubblica dei matti”. Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978, Feltrinelli, Milano
2014.
Marica Setaro, The Gorizia experiment: The genesis of therapeutic practices in Basaglia's psychiatric community (1962-68), in Doing psychiatry in postwar Europe (eds. Gahlen, Voelker, Hess and Scarfone), Manchester U.P. 2024.

File collegato: copertine e interni del giornalino

[Marica Setaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.]